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Benvenuti nel blog del LABORATORIO ITINERANTE della DECRESCITA di ROMA

mercoledì 14 dicembre 2011

Del senso del Sacro e della Grazia negli Antichi - I simboli e i nostri nomi [3]


Dal "report del senso del sacro e della grazia e connessioni con la decrescita"
(terza parte)

a cura di Filomena e Daniela


PRESENTAZIONE dei partecipanti nel sito archeologico che abbiamo visitato

  1. Disegniamo un simbolo che nel percorso ci ha risuonato dentro e diciamo il nostro nome . Ogni persona può disegnare un simbolo1 e mettere vicino il proprio nome

  2. Se dico sacro” – cosa è il sacro per me …. In plenaria, nel cerchio.


Dell’invisibile

  1. Il richiamo nella foresta attraverso i Simboli ad occhi chiusi nel prato

  2. Corsa nel buio ….. oscuri richiami


Questo primo passaggio è stato giocato sotto le querce all’entrata del sito.


I SIMBOLI E I NOSTRI NOMI


La spirale: venerata come espressione diretta del potere della divinità, la si osserva riprodotta in natura nella disposizione dei germogli e dei semi nelle piante, nella spirale delle conchiglie dei molluschi, nella conformazione dei cristalli e nelle galassie; il suo simbolismo è affine al labirinto circolare e alla tela del ragno; la danza a spirale è uno dei ‘giochi’ nelle riunioni delle streghe e si svolge prima in senso antiorario poi orario; la danza oberek della Polonia centrale ha una struttura circolare, spiraliforme e ossessiva d’origine sciamanica.


La svastika: simbolo del continuo susseguirsi delle stagioni (vedi oltre a ‘Sedile della Dea’).

Sedile della Dea: illuminato dal Sole in un determinato giorno dell’anno (solstizio d’estate o d’inverno) in quanto elemento maschile fecondante; nei siti del ‘ Sedile della Dea’ si ritrovano spesso graffite le svastike: questa eterna ruota poi spesso scambiata per semplice simbolo solare, è invece simbolo del continuo susseguirsi delle stagioni che garantisce la vita e la riunione, non statica, delle due forze maschile e femminile in un eterno rincorrersi. Anche questi ‘Sedili’ furono poi obliati o demonizzati come ‘sedili delle streghe’ o ‘sedili del diavolo’.

L’albero: l’Albor ‘la madre dei frutti’ latina. Alberi con una fenditura oblunga, arrotondata lungo il tronco: sono ritenuti sede della Dea.

La farfalla: incarnazione del principio di trasformazione, manifestazione della Dea nel suo aspetto di vita emergente; nel linguaggio comune è un epiteto della vulva.


La mela: frutto della dea lunare; se la si taglia orizzontalmente, le due metà mostrano al loro centro un pentacolo i cui semi rappresentano la Dea Luna nelle sue cinque fasi: prima falce, primo quarto, piena, secondo quarto e nera; analogamente vi si riconosce la ‘stella’ Venere/Espero a sera e nell’altra metà Venere/Lucifero che annuncia l’alba. Se la si taglia verticalmente si ottiene una rappresentazione della yoni della Dea.

http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dea_simboli.htm


Punto . Matematicamente parlando, non ha dimensioni e dunque è invisibile, al pari del Principio universale di cui è simbolo, perché designa la posizione di centralità interiore, ricollegandosi così al simbolo del centro e al p unto della croce. La verità va dunque cercata in un interiore, iniziato deve tornare in se stesso. Solo nella propria interiorità l’uomo è capace di ritrovare l’energia principale, la cui presenza all’esterno avverte confusamente, per speculum et in aenigmate.


IL SERPENTE

(tratto da Il Linguaggio della Dea di Marija Gimbutas p. 121)


Il serpente è la forza vitale, un simbolo seminale, l’epitome del culto della vita su questa Terra. Non è il corpo del serpente ad essere sacro, ma l’energia trasudata da questo essere che forma spirali o si avvolge, la quale ne trascende i confini e influenza il mondo circostante. Questa medesima energia è nelle spirali, nelle viti, negli alberi in crescita, nei falli e nelle stalagmiti, ma è concentrata soprattutto nel serpente, nel quale perciò ha maggiore potenza. Il serpente era qualcosa di primordiale e misterioso, giungendo dalle profondità delle acque dove la vita ha inizio. Il suo rinnovamento stagionale cambiando la propria vecchia pelle e andando in letargo ne ha fatto il simbolo della continuità della vita e del legame con l’aldilà. I simboli che circondano il serpente e l’antropofomorfica Dea Serpente sono identici a quelli associati con l’uccello acquatico e la Dea Uccello. Dalle immagini di questo capitolo si può osservare che Chevron, X e simboli acquatici, meandri, zig-zag e corsi d’acqua, accompagnano i serpenti, che nella preistoria devono essere stati i guardiani delle fonti della vita, come lo sono ancora oggi nel folclore europeo. La peculiare associazione di serpente e ariete, l’animale sacro alla Dea Uccello, si rileva nelle immagini di serpenti cornuti o con la testa arietina e nell’intercambiabilità tra corna di ariete e spire di serpente. L’intima relazione fra uccello d’acqua e serpente e fra Dea Uccello e Dea Serpente continuò durante tutta la preistoria e in tempi storici.

Nell’antica Grecia gli attributi di Atena sono gli uccelli e i serpenti. C’è una stretta correlazione fra le due Dee maggiori Atena ed Era, quest’ultima una probabile discendente della Dea Serpente. I Santuari dedicate a queste Dee stanno spesso insieme. Il serpente associato con Atena fu visto colare in aria come un uccello. I goblin del folclore europeo che portano tesori agli agricoltori sono serpi volanti o uccelli.

Il serpente è un simbolo trasfunzionale: permea tutti i temi del simbolismo dell’Europa Antica. Il suo influsso vitale era sentito non soltanto nella creazione della vita. Ma anche nella fertilità e nella crescita e particolarmente nella rigenerazione nell’energia vitale che sta estinguendosi. Combinati con piante magiche i poteri del serpente erano in grado di curare e ricreare la vita. Un serpente che si avvita verticalmente simboleggia la forza vitale in ascesa, concepita come una colonna di vita che sorge dalle caverne e dalle tombe e costituiva un simbolo intercambiabile con l’albero della vita e il midollo spinale. Similmente le spire di serpente trasudavano forza rigenerativa come gli umidi occhi della Dea Civetta e il sole. Il serpente dell’Europa Antica è manifestamente una creatura benevola, salvo quando viene rappresentato l’aspetto di reggitrice-di-morte della Dea: allora la Dea è serpente velenoso o appare in guisa di donna con alcune fattezze di serpente. In quest’arte non troviamo niente che ne rifletta la natura malvagia. Si tratta quindi del contrario di quanto si rileva nelle mitologie indoeuropea e del Vicino Oriente, nelle quali il serpente simboleggia i poteri dei maligni. Gli Dei della spada esultano nell’uccidere i serpenti e i draghi: il vedico Indra uccide il serpente Vrtra, Il nordico Thor uccide Midfard, Marduk di Babilonia uccide il mostro Tiamat e così via. Gli indoeuropei hanno timore dei vortici di vento perché vi si nasconde il serpente.

Se dico sacro …. In plenaria, nel cerchio vicino alle querce.


è l’ape che si posa sul fiore, come luogo dell’ARMONIA … è la spiritualità, che non è materiale, intangibile ed è l’origine primordiale e rimanere nei secoli come in un movimento antico, come i luoghi di energia, come la montagna sacra dei Nativi d’America …. La leggiadria con la quale si passa sulla terra , come la vita , sacra …. Intangibile !


Carica di valori, come le persone e gli oggetti e come gli organismi viventi in armonia tra loro … in un rituale …. Immanenza!




La corsa nel buio”

Si forma una schiera da cui si stacca, a turno, una singola persona che va a posizionarsi, ad una certa distanza, di fronte alla linea dell’accoglienza.

Si traccia una linea a distanza dalla schiera: al via, la persona, ad occhi bendati, inizia a muoversi, possibilmente di corsa e come si sente, verso il gruppo che, quando lei arriverà alla linea, l’accoglierà il più dolcemente possibile.

Gioca chi si sente e vuole provare … è come se qui proviamo a sperimentare una nostra parte inconscia, la bambina interiore che sperimenta direttamente il mondo, attraverso la consapevolezza olistica dell’emisfero destro … sensazioni, emozioni, pulsioni, memoria visiva, intuizione e percezione ad ampio raggio .. la saggezza del corpo ti guida e alla fine del viaggio ci si può sentire trasformate.




Seguiteci lungo il percorso!


1 Sostiene Paul Klee, il simbolo è anche una categoria dell’Invisibile, decifrare i simboli ci conduce verso le insondabili profondità del respiro primordiale, così il simbolo collega all’immagine visibile la parte dell’invisibile, tuttavia intuibile se possiamo riaprire un dialogo con entrambi. In altri tempi e in alcune culture questo dialogo era conosciuto come divinazione: ossia “divinare la risposta alla domanda della propria anima attraverso un contatto diretto con l’invisibile”. E’ possibile seguire questo cammino poiché l’universo ci invia messaggi, come insegnamenti, che ci possono guidare lungo il nostro sentiero: il passaggio dal logo al simbolo …. Risacralizzando la natura e riformulando le relazioni, risvegliando le proprie soggettività e con un intento disciplinato, le figlie attuali delle antiche Dee possono con consapevolezza riconnettersi a quella tela, ai fili di luce invisibili creati da Sussistanako dell’America Latina, la dea della creazione e del pensiero, la Donna Ragno che attraverso la creazione, da se stessa, tesse la ragnatela che connette noi e tutto, forme viventi, al Cosmo, la Dea luna potente divinità, forte del suo pensiero …. e del suo agire. Tutto ciò che accade influenza le vite e viene percepito dal nostro essere: dobbiamo tornare ad essere sensibili ai movimenti della ragnatela nelle nostre vite e pensare che quei fili ci connettono a tutti gli altri esseri, piante, pietre. Dobbiamo spostare l’attenzione dalla testa al ventre, dalla mente al corpo e in questo le donne hanno ancora molto da narrare.



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